18.01.2022 PRIMAVERA IN MONTAGNA NEI PRIMI GIORNI DELL’ANNO
Circa venti anni fa le comunità scientifiche hanno affrontato per la prima volta il problema dei cambiamenti climatici considerando il Mediterraneo come una delle aree più a rischio in quanto territorio maggiormente ricco di biodiversità. Il clima oggi è considerato uno dei temi più rilevanti nella nostra società in quanto gli eventi estremi che lo caratterizzano stanno diventando sempre più abituali e senza precedenti in tutto il nostro territorio dando luogo a fenomeni repentini, intensi ed estesi di mutazioni meteorologiche. Si stima addirittura un aumento di 2 gradi di temperatura che potrebbe portare ad una perdita del 30% di biodiversità (flora e fauna).
Scioglimento di ghiacciai, siccità estive e danni del maltempo sono stati i primi indicatori di un riscaldamento globale precursore di un clima che sta cambiando: conoscere lo stato di salute della vegetazione e della sua biodiversità, in quanto elementi fortemente vulnerabili, sta diventando uno dei presupposti del “climate change”. L’Italia grazie al suo patrimonio straordinario di biodiversità ecologica e vegetale, si presta ad essere un riferimento di grande importanza per l’analisi dei cambiamenti climatici.
Negli anni la trasformazione del clima ha prodotto cambiamenti radicali così profondamente nel pianeta che i suoi segni sono visibili ogni giorno. Tali impatti si manifestano con modalità ed intensità differenti in funzione dell’ecosistema interessato e delle condizioni ambientali. Il monitoraggio in continuo del quantitativo di pollini emessi in atmosfera, costituisce un valido strumento per prevedere e segnalare l’arrivo nonchè stabilire l’entità di questi fenomeni.
Il riscaldamento globale sta via via alterando la stagione di fioritura delle specie vegetali, portando al rischio di estinzione quelle meno adattabili e favorendo nel contempo l’introduzione di quelle non autoctone. Il fenomeno è visibile anche guardando le piante del nostro giardino con la comparsa di fioriture anomale segno di un impatto dannoso provocato dalle repentine variazioni meteo sulle biodiversità.
Innumerevoli studi sperimentali mostrano l'esistenza di legami fra cambiamenti climatici con i processi fisiologici e biologici delle piante, che a volte si manifestano in maniera evidente con migrazioni di tali specie vegetali in aree geografiche con fitoclima diverso; la conseguenza può essere la comparsa di nuove allergie mai esistite prima. Le mutazioni climatiche perciò portano dei gravi rischi per le biodiversità, per l'equilibrio del nostro pianeta e per la salute umana e sono delle sfide più complesse che l'umanità si trova ad affrontare.
Le comunità scientifiche hanno cominciato a considerare con sempre maggior attenzione l’osservazione fenologica del ciclo delle piante, lo studio e la quantificazione del prodotto, della loro fioritura, cioè i pollini, in quanto prime sentinelle delle alterazioni metereologiche.
E’ noto che la sopravvivenza del regno vegetale dipende dall’ambiente esterno e dalle sue sollecitazioni, come la temperatura (calore), l’acqua, la luce (irraggiamento solare) se le piante oggetto di studio sono quelle anemofile, cioè affidano al vento un ruolo importantissimo per la loro diffusione e riproduzione. È per questo che tra specie botaniche e meteoclima esiste un legame indissolubile: esse infatti possiedono un’elevata vulnerabilità ai fenomeni meteoclimatici e la loro fioritura è legata alle condizioni atmosferiche.
Un fenomeno che abbiamo riscontrato nei primi giorni del nuovo anno è relativo al rilascio dei primi granuli pollinici di Corylus avellana nella stazione di monitoraggio di Comunanza. Tale evento in questo periodo dell’anno non si è mai verificato in precedenza. L’ importante fioritura di questo polline, conosciuto meglio come Nocciolo, è avvenuta con largo anticipo rispetto ad ogni previsione, come testimoniano i grafici di seguito riportati (Fig.1). Il 1 e 5 Gennaio l’emissione pollinica è stata anomala in quanto ha toccato un picco rispettivamente di 150 e 262 granuli/m3 nelle 24 ore: un tale valore non è mai stato raggiunto in questo periodo dell’anno come da confronto con i precedenti anni monitorati (Fig.2).
Corylus avellana - figura 1 |
Corylus avellana - figura 2 |
Nocciolo (Corylus avellana), appartenente alla famiglia delle Corylaceae fiorisce da Gennaio a Marzo e l’emissione del polline avviene a fine inverno-inizio primavera. L'inizio della fioritura è legato all'andamento delle temperature, lo sviluppo delle piante e quindi anche della fioritura è strettamente associata con l’andamento delle temperature dei mesi precedenti l'andamento delle variazioni climatiche (temperatura, pioggia, ecc). Fenomeno quantomeno unico (almeno dall’inizio della rilevazione del monitoraggio aerobiologico della stazione di Comunanza (AP5) è quello verificatosi tra il 31 e il 1 Gennaio in particolare in quanto sono stati rilevati a concentrazioni molto elevate di granuli pollinici di Corylus avellana.
“LO STRANO INVERNO”: CALDO ANOMALO DA TARDA PRIMAVERA IN QUOTA, FREDDO UMIDO E NEBBIE LUNGO LA COSTA
Proprio tali fioriture anomale trovano conferma da un punto di vista meteorologico e soprattutto dalle temperature che sono state registrate tra fine dicembre e inizio gennaio. Valori estremamente caldi ad alta quota per tutto il periodo festivo, dalla giornata di Natale, 25 dicembre 2021, alla vigilia dell’Epifania, 5 gennaio 2022. In queste due settimane l’Italia ma gran parte dell’Europa centrale e occidentale sono state interessate dall’Anticiclone Africano con valori di pressione molto elevati. L’anticiclone non è sempre sinonimo di giornate soleggiate, soprattutto in inverno, quando può dare origine a fitte nebbie o nubi basse. In effetti, queste giornate (dal 25 dicembre al 5 gennaio) ne sono state una chiarissima testimonianza. Caldo anomalo in quota e freddo umido al suolo, specie lungo i settori costieri. Capita spesso di imbattersi in fenomeni di irraggiamento notturno e nell’inversione termica. Proprio grazie a questi fenomeni, i terreni tendono a perdere calore durante le ore di buio trasferendolo alle quote alte dando così origine ad una colonna d’aria molto più fredda in basso e più calda in alto. Tale fenomeno di “inversione termica” è molto comune anche in Val Padana dove in presenza di un anticiclone forte e stabile (che dura per più giorni o settimane) troviamo coste o pianure avvolte da fitte nebbie e temperature basse mentre le zone alto collinari e montane godono di cieli tersi e temperature estremamente calde. Una differenza termica tra alta quota e suolo anche superiori ai 15 gradi.
L'IMMAGINE MOSTRA LE TEMPERATURE MASSIME REGISTRATE L'1 GENNAIO 2022 |
STESSA SITUAZIONE NELL’ASCOLANO: FITTE NEBBIE LUNGO LA COSTA E FINO A 20 GRADI OLTRE I 1000 M DI QUOTA
Quanto descritto pocanzi si è manifestato anche nel nostro territorio nelle passate settimane, a cavallo tra fine dicembre e inizio gennaio. Non solo Val Padana ma anche nel nostro versante Adriatico non è raro osservare il fenomeno dell’inversione termica con temperature estremamente miti in quota e più basse al suolo (Fig.4). Nella giornata del 26 dicembre, ad esempio, una fitta nebbia è arrivata anche nella città di Ascoli Piceno con una temperatura di 10 gradi mentre nelle stesse ore sole e temperatura oltre i 15 gradi a Comunanza, ad un’altezza di oltre 400 m e ai piedi dei Sibillini. Ancora più netta la differenza termica che si è venuta a creare nei giorni successivi, con valori prossimi o inferiori ai 10 gradi nel settore costiero, 14-15 gradi nelle zone basso collinari o pianeggianti e punte fino a 20 gradi in montagna ad una quota superiore i 1200 m di altezza con paesaggi che hanno assunto connotati tardo primaverili. Il fenomeno dell'inversione termica si manifesta molto spesso anche tra due montagne e la valle tra loro presente: sui rilievi le temperature possono salire anche oltre i 15 gradi mentre nella valle dove l'aria più fredda tende a depositarsi e ristagnare, i valori termici possono essere anche prossimi allo 0. È chiaro adesso che, in condizioni di alta pressione in inverno le temperature possono variare nettamente anche nel giro di pochi chilometri in base all'altitudine in cui ci troviamo e alla presenza di nubi, sole o nebbie. Il fenomeno che si è verificato non è certamente nuovo ma si è dimostrato eccezionale per la sua durata e soprattutto per il numero dei giorni in cui ad oltre i 1000 m di quota si sono sfiorati i 20°C.
I dati delle due stazioni storiche di monitoraggio di Arpa Marche: Castel di Lama (AP4) e Comunanza (AP5) mostrano attraverso il quantitativo dei pollini di Nocciolo monitorati, il “fenomeno dell’inversione termica” che ha fatto registrare temperature estremamente miti in quota e più basse sulla costa Adriatica (Fig.4)
CORYLUS AVELLANA (CONCENTRAZIONI GIORNALIERE) |
CONCLUSIONI
Rafforzare le conoscenze locali, implementare il monitoraggio ambientale aerobiologico dei pollini allergenici, integrandolo con quello delle spore fungine sono due le vie per ottenere le informazioni necessarie per il controllo del territorio, anche avvalendosi di una mappatura delle specie presenti, comprensiva della loro caratterizzazione in termini di requisiti significativi per la salute, per controllo di biodiversità, per le fitopatologie e come già discusso ampiamente per lo studio cambiamenti climatici.
I dati dei bollettini settimanali delle 4 stazioni di monitoraggio di Arpa Marche sono riportati nei seguenti siti:
1)https://pollini.arpa.marche.it/
2)http://www.pollnet.it/default_it.asp
A cura di NADIA TROBIANI ed ALESSANDRO ALLEGRUCCI elaborazioni grafiche SILVIA BARTOLACCI
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