Pollini e spore
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MONITORAGGIO POLLINI E SPORE
Il monitoraggio aerobiologico effettuato in continuo mette in evidenza le variazioni quantitative e qualitative dei pollini anemofili dispersi in atmosfera, così da fornire informazioni sulle stagioni di fioritura e sulle variazioni quantitative e qualitative che si verificano nel tempo.
Nell'aria che respiriamo, infatti, sono presenti sia particelle abiotiche (polveri, fumi, particolato, ecc.), sia di origine biologica (pollini, spore, acari, microrganismi, frammenti di insetti) che hanno effetti sugli animali, sulle piante e sull'uomo.
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I risultati del monitoraggio vengono diffusi tramite un BOLLETTINO SETTIMANALE mediante il quale, oltre a consultare andamenti, previsioni e i commenti degli esperti ARPAM e dell'allergologo, è possibile effettuare comparazioni tabellari e grafiche, valutazioni singolari e plurime delle specie polliniche e funginee interessate, consentendo analisi statistiche/previsionali. Per la consultazione da smartphone e tablet i dati del bollettino sono replicati nella app "ARPAM". I dati di concentrazione giornaliera vanno inoltre a popolare un database utilizzato per l’elaborazione di calendari pollinici, che permettono di valutare sia l’andamento medio delle fioriture durante l’anno, per confronto con le tendenze del periodo, sia di stimare in previsione i periodi di fioritura e le loro intensità. |
Il rilevamento dei pollini e spore aerodispersi viene effettuato nel corso di tutto l'anno solare, con frequenza settimanale, attraverso procedure di campionamento e analisi standardizzate secondo quanto previsto dalle norme UNI 11108/2004 e UNI EN 16868/2019, nonché secondo le Linee guida Pollnet.
ARPAM ha strutturato la propria rete regionale di monitoraggio attraverso le stazioni di:
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Le stazioni di monitoraggio ARPAM operano in sintonia con la RETE NAZIONALE POLLNET (Rete Italiana Monitoraggio Aerobiologico) e con il SINAnet di ISPRA; in particolare, la Rete Pollnet intende, con un approccio multisciplinare, studiare e fornire strumenti utili a integrare il monitoraggio della qualità dell’aria, stimare la biodiversità delle specie vegetali, rilevare i fenomeni legati ai cambiamenti climatici, produrre informazioni di estrema utilità nella diagnostica, nella clinica, nella terapia, nella ricerca e nella prevenzione di patologie allergiche respiratorie, non tralasciando studi in campo agronomico e sulle fitopatologie.
Dati in formato aperto sono disponibili alla pagina |
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BIODIVERSITÀ
Le centraline di monitoraggio aerobiologico sono strumenti utilizzati per esplorare, in determinate aree, anche la presenza di biodiversità autoctone tipiche del nostro territorio. A questo si affianca, non meno importante, la sorveglianza dell’ingresso di eventuali specie “aliene”, la cui diffusione, sempre più frequente negli ultimi periodi, costituisce una minaccia per l’equilibrio degli ecosistemi.
Grazie alla ricerca e quantificazione giornaliera di pollini e spore nei campioni di aria prelevati nelle 24h, è infatti possibile monitorare e identificare l'eventuale comparsa di specie non autoctone al fine di adottare strategie di contenimento. A questo proposito, la scelta dell’ubicazione delle stazioni di monitoraggio e l’estensione geografica della Rete Regionale sono di fondamentale importanza per rappresentare al meglio il variegato territorio delle Marche, contraddistinto da un fitoclima notevolmente diversificato da Nord al Sud.
AEROBIOLOGIA E ALLERGOLOGIA
L’Aerobiologia è una disciplina scientifica che studia, dal punto di vista biologico, la dispersione in atmosfera, il trasporto e la deposizione, di particelle anemofile; per tale motivo viene utilizzata da tempo in campo allergologico, come utile strumento di valutazione delle allergie respiratorie (pollinosi), ma anche come indicatore per i cambiamenti climatici e gli aspetti eventualmente correlati all’inquinamento atmosferico.
Lo studio e il conteggio di queste particelle, composte non solo da pollini ma anche da spore fungine, assume una notevole importanza anche dal punto di vista sanitario.
La conoscenza della comparsa in aria degli aeroallergeni è di interesse degli specialisti sia dal punto di vista allergologico che terapeutico: l’interpretazione corretta dei sintomi può infatti essere finalizzata ad orientare con più precisione le misure profilattiche da attuare, o utilizzata come funzione di allerta per evitare zone ad elevate concentrazioni di pollini nocivi.
La presenza di varietà polliniche in Italia è alquanto complessa, perché caratterizzata da un‘estrema varietà di scenari geografici e fitoclimatici e da assetti vegetazionali variegati; di conseguenza la sensibilizzazione ai pollini resta di fatto un fenomeno complesso, che necessita di grande preparazione tecnico-scientifica.
Negli ultimi anni, ad esempio, sono cresciute in particolare le pollinosi causate da specie arboree come il carpino nero, il carpino bianco, il nocciolo, l'ontano e il cipresso; oltre a queste specie autoctone si sta assistendo a un massiccio insediamento di specie “invasive”, prima fra tutte l’ambrosia, che non trovano in determinati territori i cosiddetti “competitor” (parassiti e predatori) e che, con la loro elevatissima capacità riproduttiva e di produzione di tossine, con il tempo hanno dato luogo a serie patologie allergiche.
CAMBIAMENTI CLIMATICI
E’ noto che la sopravvivenza del regno vegetale dipende dall’ambiente esterno e dalle sue sollecitazioni, come la temperatura (calore), l’acqua, la luce e il nutrimento organico, così come per le piante anemofile sia il vento a svolgere un ruolo importantissimo per la loro diffusione.
E’ per questo che tra specie botaniche e meteoclima esiste un legame indissolubile: esse infatti possiedono un’elevata vulnerabilità ai fenomeni meteoclimatici e la loro fioritura è legata inseparabilmente al fattore “tempo”, cioè all’insieme delle condizioni atmosferiche in un preciso momento e in un dato territorio (che distinguiamo dal “clima”, con il quale si intende invece un insieme di condizioni meteorologiche medie che caratterizzano una determinata regione geografica).
Le mutazioni climatiche portano dunque a gravi rischi per le biodiversità e per l’equilibrio di tutte le forme viventi del nostro pianeta; da tempo si sta indagando il ruolo che i cambiamenti climatici possono avere sulle variazioni delle stagioni polliniche e le conoscenze in questo campo si stanno via via ampliando.
Studi condotti da ARPAM attestano l’influenza che le variabili climatiche esercitano sui pollini dispersi in atmosfera anche sul territorio marchigiano; tra queste, è la temperatura ad avere il maggiore effetto sul loro andamento. Si osserva infatti la forte interazione tra pollini primaverili e aumento delle temperature, che risulta in anomali allungamenti della stagione pollinica e conseguente protrarsi dei relativi disagi a carico di chi soffre di allergie.
La piovosità sembra invece meno influente sulle fioriture; anche se è noto che le precipitazioni riducono la concentrazione di pollini abbattendoli a terra, piogge molto intense e di breve durata conducono alla loro frammentazione e distribuzione altamente irregolare nelle 24 ore, dovuta sostanzialmente ad una emissione discontinua, pur non incidendo sul loro quantitativo.
Dal punto di vista allergologico, se ciò li rende più facilmente inalabili, segnaliamo che sono in corso anche interessanti studi in corso circa l’effetto della pioggia sulla parete cellulare dei pollini, tendenti a dimostrare, ad esempio, l’amplificazione delle reazioni allergiche durante i temporali.
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